Principi ed effetti dell'allenamento.

06.12.2012 11:57

 

Principi ed effetti dell'allenamento.
 
 
     Immaginiamo che una persona sedentaria venga costretta a sollevare dei carichi pesanti, lavoro a cui la sua muscolatura non è abituata: all'inizio un lavoro del genere risulterà molto penoso, ma con l'andare del tempo il suo organismo si adatterà e riuscirà più facilmente a produrre il lavoro che gli viene richiesto. Analogamente, se a questo individuo venisse chiesto improvvisamente di percorrere un gran numero di chilometri a piedi ogni giorno, dovrà adattare il suo organismo a questo tipo di lavoro. Anche nel caso di un pianista che deve imparare a muovere le dita su una tastiera di un pianoforte avremo lo stesso fenomeno, che chiameremo adattamento.
 
In che cosa consiste esattamente il fenomeno dell'adattamento?
 
     L'organismo umano conserva una funzionalità di base, rapportata alla quantità di lavoro che svolge normalmente. Se un agente aggressore, che può essere una malattia, uno sbalzo di temperatura, un trauma o anche un lavoro, provoca un cambiamento nel suo stato, l'organismo reagisce con uno stress, cioè con una reazione volta ad adattarsi alla nuova situazione. Si ha uno shock con il quale l'organismo subisce la nuova situazione, e un contro-shock col quale comincia a reagire. Se l'aggressione di questo agente esterno, che nel nostro caso è uno sforzo fisico, è superiore come intensità e durata alle possibilità di difesa dell'organismo, si ha una fase di esaurimento, e l'organismo rimane vittima dell'aggressore. Se invece l'organismo riesce ad organizzare una reazione efficace, ci sarà un adattamento. Nel caso della persona che doveva sollevare dei pesi, l'adattamento riguarderà la forza, nel caso della persona che doveva camminare per molti chilometri riguarderà la resistenza, nel caso del pianista riguarderà l'abilità. Lo scopo dell'allenamento è quello di adattare l'organismo a sostenere sforzi via via sempre più alti, col principio della supercompensazione.
 
Quando l'organismo reagisce positivamente ad uno stimolo che comporti un aumento di consumo di energia rispetto a quello che per lui è la norma, si è detto che si ha una fase di contro-shock, durante la quale la curva del suo rendimento energetico, che si era abbassata per effetto dell'aggressione subita, riprende a salire. Ma l'organismo, come se volesse premunirsi contro future possibili aggressioni, costruisce sempre qualcosa in più di ciò che aveva prima. Dunque, al termine della fase di recupero, abbiamo la supercompensazione: ora l'organismo, se venisse nuovamente costretto a subire la stessa aggressione, reagirebbe in maniera superiore: ha cioè acquisito una superiore capacità di lavoro. In sostanza l'allenamento sfrutta il principio dell'adattamento arrivando alla supercompensazione. Naturalmente bisogna opportunamente dosare il lavoro sia nella quantità che nel tempo, per far si che il lavoro sia allenante.
 
Supponiamo che il carico di lavoro sia troppo grande, o troppo ravvicinato nel tempo: l'organismo non avrebbe più tempo di recuperare, e in breve la fatica si accumulerebbe  fino al sopraggiungere del “surmenage” o superallenamento: la capacità di produrre lavoro decresce rapidamente fino ad arrivare a gravi stati di disagio fisico che costringono ad interrompere subito l'attività per un certo periodo. (Questo è il motivo per cui non ci si dovrebbe allenare ogni giorno, ma piuttosto due o meglio tre volte la settimana: se proprio si sente il bisogno di fare ogni giorno attività fisica, si dovrebbe badare ad alternare gruppi muscolari diversi, o cambiare tipo di esercizio fisico).
Ne', d'altra parte, il carico di lavoro può essere troppo distanziato o troppo leggero. Se è troppo distanziato nel tempo non è allenante, perchè dopo lo stato di supercompensazione deve subentrare subito un'altra azione allenante, in mancanza della quale la capacità sportiva ritorna allo stato in cui era prima dello stimolo che ha prodotto la supercompensazione. Se, infine, il carico di lavoro non è abbastanza elevato, il fisico non subisce lo stress che lo aveva portato a reagire, e ritorna allo stato di routine.

 


Tavola 1 - Controindicazioni all'esercizio fisico
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L'esercizio fisico non si può consigliare a tutti: esso può risultare controindicato, assolutamente o relativamente, per tutta una serie di soggetti.
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Controindicazioni assolute (nessun esercizio fisico).

 

Controindicazioni relative (intraprendere il programma di attività fisica solo dopo il controllo medico).
Di carattere circolatorio:

-Insufficienza cardiaca scompensata
-Infarto miocardico acuto
-Infiammazione in atto del muscolo cardiaco(miocardite)
-Angina pectoris grave o instabile
-Ipertensione arteriosa grave non curata
-Malattie cardiache gravi o meno gravi
-Aneurisma cardiaco o aortico
-Cuore ingrossato con ritmo di galoppo
-Embolia aortica recente (per coagulo sanguigno)
-Cuore polmonare (malattia cuore-polmone)
-Occlusione venosa (tromboflebite)
-Determinati disturbi del ritmo cardiaco (tachicardia venticolare,     tachiaritmia articolare non curata, disturbi gravi della conduzione auricolo-ventricolare)

Altre:

-Infezioni acute
-Insufficienza respiratoria
-Tossiemia gravidica
-Psicosi
-Epilessia non controllata
-Diabete non controllato


 

 

Di carattere circolatorio:

-Infarto miocardico di vecchia data
-Angina pectoris stabilizzata
-Ipertensione arteriosa stabilizzata
-Malattie valvolari congenite lievi
-Pacemaker cardiaco a frequenza fissa
-Somministrazione di determinati farmaci (reserpina, digitale, procainamide, chinidina, agenti beta-bloccanti)
-Disturbi del ritmo o reperti elettrocardiografici anormali: extrasistoli ventricolari, aritmie controllate farmacologicamente, taluni disturbi di conduzione (blocchi del ramo destro o sinistro, sindrome di Wolff-Parkinson-White)

Altre:

-Obesità pronunciata
-Insufficienza epatica o renale
-Disturbi tiroidei
-Anemia grave o emorragie recenti
-Affezioni polmonari croniche (enfisema, bronchite cronica, alcune forme di asma)
-Diabete curato con insulina
-Convalescenza dopo malattie o interventi chirurgici
-Forme ossee, articolari o muscolari che peggiorino cin l'esercizio fisico (infiammazioni e degenerazioni articolari, delle membrane sinoviali, tendinee, ecc.)
-Disturbi psichici che richiedano terapia

 

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Tavola 2 - Effetti fisiologici della quota (secondo Balke, 1968)
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Quota in metri

Pressione atmosferica

pressione ossigeno nell'aria inspirata

sintomi

% ossigeno nel sangue arterioso

atmosf.

mm/hg

a riposo sotto sforzo
 
0 1 780 149 nessun sintomo nessun sintomo 97
1000 0,9 684 142 nessun sintomo nessun sintomo 96
2000 0,8 608 125 nessun sintomo modesta dispnea 94
3100 0,7 532 111 modesta dispnea modesta dispnea 90
4300 0,6 456 94 vertigini, nausee, dispnea, inquietudine mal di testa, vomito, senso di stanchezza, inappetenza, respirazione molto difficile 86
5600 0,5 380 75 mal di testa, vomito, senso di stanchezza, inappetenza, respirazione molto difficile disturbi della valutazione critica, pericolo di svenimento, esaurimento 80
7000 0,4 304 64 disturbi della valutazione critica, pericolo di svenimento, esaurimento incapacità di compiere anche il minimo sforzo 63
9000 0,3 228 48 morte   30

 

 

Tavola 3 - Effetto raffreddante del vento

Temperatura °C in assenza di vento

- 7° - 12° - 18° - 23° - 29° - 31° - 34° - 37° - 40° - 43°

Equivalente della temperatura con vento

- 9° - 15° - 20° - 26° - 32° - 34° - 37° - 40° - 43° - 45°
- 15° - 23° - 29° - 37° - 43° - 45° - 51° - 54° - 57° - 59°
- 20° - 29° - 34° - 43° - 51° - 54° - 57° - 62° - 65° - 68°
- 23° - 32° - 37° - 45° - 54° - 59° - 62° - 65° - 70° - 73°
- 26° - 34° - 43° - 51° - 59° - 62° - 68° - 70° - 76° - 79°
- 29° - 34° - 45° - 54° - 62° - 65° - 70° - 73° - 79° - 82°
- 29° - 37° - 45° - 54° - 62° - 68° - 72° - 76° - 82° - 84°
- 29° - 37° - 48° - 57° - 65° - 70° - 73°

- 79°

- 82° - 87°
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.Tavola 4 - Gli effetti del caldo eccessivo: il colpo di calore

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