Lungo il percorso del trenino verde, di Franco Delogu.

29.05.2015 23:18

Trekking  Seui – Gairo lungo il percorso del trenino verde.

      L’idea di percorrere a piedi il tratto di ferrovia tra Seui e Gairo Taquisara era nata dopo che Massimo mi aveva fatto conoscere la pagina Amici del trenino verde della Sardegna. Da qui a leggere la curiosa storia della cantoniera punitiva di Palarana, a Esterzili, e ad interessarmi della storia del trenino verde, il passo era stato brevissimo, visto che mi interessa tutto ciò che può nascondere storie umane importanti. Poi avevo visto le bellissime immagini di una sua escursione tra Sorgono e Belvì, e mi ero detto: voglio dare un’occhiata al percorso Seui-Gairo, la ferrovia attraversa zone stupende come Montarbu, che ho già visitato, e Niala, che non conosco ma della quale mi hanno parlato. E poi, dopo una vita a percorrere il Supramonte, arriva la voglia di …cambiare minestra, si può dire? Alla fine il progetto ha visto la luce.

     Abbiamo deciso di percorrere la tratta (26 chilometri) in due giorni, sia per fare il percorso con calma, guardando e fotografando, sia per passare la notte in quel paradiso terrestre che è Niala. Sistemate le macchine sia alla partenza che all’arrivo, con l’aiuto di Marco del Ristoro Niala che si è prodigato per aiutarci, siamo partiti il sabato mattina, verso le 11, dalla stazione di Seui. Tempo per fortuna fresco, le previsioni davano come possibile una spruzzata di pioggia, niente di preoccupante, comunque.

     Lasciate indietro le ultime case di Seui, restiamo subito soli, il percorso è deserto, troveremo altre persone solo a Maccutta. Dopo un’ora di marcia, superato il casello di Bau is Corruttus,  la prima meraviglia: il ponte ferroviario di San Sebastiano, in pietra e traliccio di ferro, elegante e ben integrato nel paesaggio: un capolavoro di fine ottocento. Dopo altri 1200 metri la prima galleria, breve, e un chilometro dopo un altro bellissimo ponte, quello di San Cristoforo, che serve a scavalcare il torrente omonimo.

     Proseguiamo per circa un altro chilometro ancora, fino a fermarci in corrispondenza di un altro casello, dove ci concediamo una sosta per pranzo, visto che la camminata ci ha portato un certo appetito. Appena ripartiamo c’è subito un’altra galleria, questa è la più lunga del percorso (600 metri), la superiamo alla luce delle torce e proseguiamo. Ad un certo punto appare un casello ferroviario in corrispondenza di un passaggio a livello: una sterrata intercetta i binari, siamo a Maccutta, e qui vediamo i primi esseri  umani da quando siamo partiti. Un gruppo di operai forestali sta lavorando in zona, sono anche loro in pausa pranzo in una casermetta lì a un centinaio di metri. Ci fermiamo qualche minuto, ci chiedono cosa facciamo, ci offrono un bicchiere di vino, graditissimo, il clima è cordiale, dopo un po’ ci salutiamo e riprendiamo il cammino. Arriviamo  fino ad una terza galleria, di circa 200 metri, all’uscita della quale ci troviamo davanti il ponte Liscerzu, sull’omonimo rio. A differenza dei primi due, questo non ha travature di metallo, ma è realizzato interamente in pietra. Inutile dire che si tratta di opere bellissime, estremamente spettacolari ed affascinanti. E’ notevole il modo con cui si integrano perfettamente nella natura circostante, vederli apparire in mezzo alla vegetazione non da’ nessun fastidio, sembrano fare parte integrante del paesaggio, come fossero dei fenomeni naturali.

     Ancora circa 3 chilometri e arriviamo alla splendida e affascinate stazione di Anulù, solitaria e immersa in una natura selvaggia. Ci chiediamo cosa ci faccia una stazione in una zona priva di insediamenti umani, poi ci spiegheranno che era uno scambio che permetteva l’incrocio tra due treni, e un punto di carico per il legname. La stazione è stata di recente ristrutturata con fondi comunitari: devo dire che tutto il posto è straordinariamente suggestivo.

     Si prosegue: dopo circa 3 chilometri il casello Genni Acca, con un passaggio a livello: di li passa uno sterrato che, verso sinistra, conduce a Montarbu, in territorio di Seui, parco ricco di boschi e torrenti, sede di una caserma della Guardia Forestale. Guardando verso la vallata, appena in basso, comincia a intravedersi il ponte Irtzioni a Niala, bellissimo, anche questo in muratura e traliccio di ferro.Dopo ancora 1 chilometro circa, all’uscita di un’altra galleria, un cartello avverte che il sentiero che vediamo a sinistra ci porta, a piedi, ancora a Montarbu, distante circa 800 metri.

     Ormai stiamo arrivando a Niala: attraversiamo l’imponente ponte Irzioni e siamo al Ristoro, dove Marco, davanti al fuoco, arrostisce la carne per la cena.

     Fa fresco, abbiamo appena attraversato diversi chilometri di territorio selvaggio e solitario, per arrivare in questo eden: ci rilassiamo, passeremo una bella serata davanti all’arrosto e ad un buonissimo cannonau, e poi tutti a dormire. Anche la notte in questo posto è ricca di suggestione:  non si ha l’assillo del rientro a casa, si sta a chiacchierare e a godersi la compagnia.

     La mattina dopo si riparte, la giornata è luminosa, il paesaggio è più vasto e arioso rispetto al giorno prima, il percorso è più breve, 10 chilometri anziché 16: in poche ore superiamo la stazione di Ussassai, lontana dal centro abitato, intercettiamo la strada che porta a Gairo, e percorriamo gli ultimi tre chilometri di ferrovia, all’ora di pranzo siamo al parco pubblico di Gairo, ci riposiamo e pranziamo. L’escursione è terminata, forse sbaglio a definirla escursione, mi fa pensare più ad un viaggio che ad un trekking, è un suggestivo viaggio in un mondo che sta scomparendo, mi chiedo quanti drammi e quante storie umane si nascondano in questi posti. Fa tristezza vedere le rovine e i segni del tempo su questo percorso… spero che si recuperi questo patrimonio, il trenino verde deve continuare a percorrere questi binari. Lo sappiamo, io e i miei compagni di viaggio, che torneremo, perché sono stati due giorni intensi ed emozionanti.

Franco Delogu.