Il trekking dei nuraghi, a cura di Franco Delogu

29.11.2012 17:25

 

 

L'avvicinamento in macchina è uguale a quello relativo alle gole di Flumineddu-Gorropu: lo ripetiamo.
Dal chilometro 177,5 della SS 125 Orientale Sarda, in corrispondenza del passo di Genna Croce, si svolta a destra (arrivando da Dorgali) su per una ripida stradina asfaltata che contorna in senso orario Punta is Gruttas, e dopo una breve salita si scollina sul vasto pianoro di Campu Oddeu. Si prosegue verso N, costeggiando le creste di Costa Silana, per circa 2 chilometri. Poi lo sterrato piega ad Ovest e si comincia a scendere verso il rio Codula de sa Mela, che più a N diventa Codula Orbisi e si getta nel Flumineddu a Sa Giuntura, punto di confluenza tra il rio Flumineddu, il rio Su Titione e, appunto, la Codula di Orbisi. Questi tre apporti d'acqua si gettano tutti insieme nella gola di Gorropu (vedi IGM 1:25000 F.517 sez.IV Funtana Bona). Lo sterrato, superato un ponticello di cemento sulla Codula de sa Mela, risale ancora per circa 2 chilometri verso N, poi riprende a scendere verso Campos Bargios, punto di partenza dell'escursione. L'altopiano brullo di Campu Oddeu nel frattempo sta progressivamente lasciando spazio ad una delle più belle leccete dei Supramonti, dove in primavera è possibile, con un po' di fortuna, vedere delle enormi distese di peonie selvatiche.
Ad un certo punto lo sterrato arriva ad una radura dove c'é un ovile in muratura con un pannello solare sul tetto: siamo a Campos Bargios, punto di partenza dell'escursione.
Parcheggiata l'auto ci si avvia a piedi per uno sterrato a sinistra, in direzione SO: dopo circa 700 metri si scavalca a destra una recinzione aiutandosi con una rudimentale scaletta di legno e si segue una pista in discesa verso l'alveo del Flumineddu. Presto ci si immette in una valletta asciutta e dopo qualche minuto di discesa una pietraia a sinistra, superato un cancelletto di legno, ci porta a fondovalle in corrispondenza di un'ansa del fiume molto caratteristica, a forma di ferro di cavallo. Ci si dirige a valle, verso destra, e da qui si comincia a percorrere il letto asciutto del Flumineddu.

Dopo qualche minuto, sulla nostra sinistra, appare una grande franata che discende dalla sponda del canyon. Appena superata si intravede, sempre sulla sinistra, una traccia che sale verso la sommità della parete. La risalita è molto ripida, si guadagnano in breve un'ottantina di metri di quota fino a che la pendenza diminuisce senza esaurirsi. Ci si immette in un avallamento, praticamente un affluente di sinistra del canyon. Con un po' di attenzione si possono notare dei vecchi segni di vernice bianca e rossa, ormai molto sbiaditi. Si prosegue per circa 800 m. in direzione NO, fino a intercettare la parte finale di un disagevole sterrato che proviene da Campu su Disterru. Bisogna prestare attenzione al congiungimento con questo sterrato: in caso di dubbio o se si perdono i segnali bianco-rossi è preferibile deviare a sinistra di qualche grado, saremo comunque sicuri di intercettare lo sterrato, che dopo circa 700 metri finisce in una radura pianeggiante: siamo appunto a Campu su Disterru. Nella parte sinistra di questa radura, percorrendo una cinquantina di metri verso Sud e risalendo di una ventina di m. di quota, ci si affaccia sulla gigantesca imboccatura della voragine di Su Disterru. 

   

la voragine di Su Disterru è stata esplorata nella primavera del 1992 da una spedizione dello Speleo Club Nuoro (F. Delogu, G. Moncelsi, S. Niedda, G. Manca, N. Castangia, S. Santaniello,). Dopo la grande calata iniziale di 90 metri, in un pozzo inverso imponente e gigantesco, si perviene sul fondo invaso da macigni. Dopo una breve risalita si imbocca un breve cunicolo che immette in una angusta saletta che continua con due pozzi. Quello destro chiude dopo circa 20 metri, quello sinistro scende per circa 70 metri stretti, franosi e disagevoli, e contiene tre strettoie molto impegnative. Dopo questi 70 metri il pozzo si allarga in un grande fusoide di 90 metri, perfettamente verticale, il cui fondo è occupato da una pozza d'acqua. La profondità complessiva è di 240 metri. Le eventuali possibilità esplorative si limitano a un grande finestrone laterale a metà del pozzo intermedio, finestrone molto disagevole da raggiungere, che crea problemi di armo. 

 

 Da Campu su Disterru si prosegue lungo lo sterrato in direzione Est per circa 1000 metri, immersi in una lecceta primaria di straordinaria bellezza, anche se cominciano ad apparire i segni del degrado: le radici cominciano ad essere esposte all'aria per la mancanza dello strato superficiale di terriccio. Di tanto in tanto appaiono dei lecci colossali abbattuti dal vento o dalla folgore.
In corrispondenza di un primo bivio dello sterrato si può deviare a destra e, dopo 250 metri, si arriva al bellissimo insediamento pastorale di Sas Baddes, da non perdere.
Lo sterrato proveniente da Campu su Disterru confluisce in una radura enorme, causata da un grande incendio negli anni '50: Campu su Mudrecu, e qui ci si innesta su un altra pista sterrata proveniente dalla zona di Funtana Bona. Al bivio si svolta a destra e si prosegue fino al limite della grande radura. Qui c'è un altro bivio: svoltiamo ancora a destra in leggera discesa, e ci inoltriamo nella foresta di lecci che qui riappare.
Dopo pochi minuti, in corrispondenza di un evidente avallamento dello sterrato, si scende a destra in una evidente "codula" (valle) poco approfondita e si prosegue sul fondo di questa, prestando attenzione a seguire i segni bianco-rossi e vari segnali di pietre. Il sentiero in genere è abbastanza evidente.
Dopo 20-30 minuti, sulla destra, si intravede la caratteristica sagoma di Nuraghe Mereu, in mezzo alla fitta lecceta. Questo è un monumento conosciuto e apprezzato per la particolarità di essere completamente costruito in lastroni bianchi di calcare, come pochi altri in Sardegna. Purtroppo, in tempi recenti, i tombaroli si sono accaniti contro questo gioiello provocando il crollo di un'intera ala. E' comunque da vedere, e così si coglie l'occasione per ammirare un grandioso panorama verso la gola di Gorropu e la valle del Flumineddu.

  Ripreso il sentiero in discesa, dopo pochi minuti si superano le rovine di Cuile Capriles, si prosegue su sentiero evidente e segnalato finchè, superata la vallicola di Rio Titione, si arriva ad uno spiazzo di solito utilizzato per la sosta. A poche decine di metri, risalendo a sinistra, si arriva al Nuraghe Gorropu, anche questo irrimediabilmente danneggiato dagli scavi clandestini.
Terminata la visita al Nuraghe Gorropu si prosegue verso NE, in discesa, su un percorso obbligato, delimitato a sinistra dalla codula di Rio Titione, a destra dal grandioso canyon del Rio Flumineddu. Questa cresta rocciosa in breve ci conduce fino all'alveo del Rio Flumineddu, in una zona chiamata Sa Giuntura (il congiungimento): siamo infatti al punto di confluenza di tre corsi d'acqua, i due già nominati e Codula Orbisi, in questa zona quasi parallela a Rio Flumineddu.
Da Sa Giuntura si può proseguire per un breve tratto a sinistra, seguendo la naturale via dell'acqua, fino ad affacciarsi ad un laghetto che normalmente impedisce il cammino a chi non ha adeguata preparazione alpinistica o torrentistica: questo laghetto è perenne e molto limpido, tanto da costituire meta di visite in estate per fare bagni ristoratori.

     A destra di Sa Giuntura, in forte salita, parte S'Ischina 'e s'Arraiga (la schiena della radice), una stretta cresta rocciosa che divide i due canyons paralleli di Rio Flumineddu e Codula Orbisi.
Si sale per circa 30 minuti, fra sospiri e lamenti, si supera un rocciaio e uno stretto passaggio caratterizzato da una curiosa grotticina dall'imboccatura quasi perfettamente tonda e si arriva ad un piccolo spiazzo dove si può tirare il fiato. Questo spiazzo è anche un crocevia: davanti a noi il sentiero continua verso gli ovili di Sedda Arbaccas, a sinistra una breve pista porta verso Pischina Urthadala, gigantesco cavernone con il fondo invaso dall'acqua (visita consigliata assolutamente), a destra una pista scende nuovamente e ci porta alla galleria dei laghi lungo il Rio Flumineddu.
Prendiamo il sentiero centrale, segnalato, e in pochi minuti, costeggiando una tomba di giganti  (in pessime condizioni) e un meraviglioso esemplare di Tasso, raggiungiamo un piccolo spiazzo da dove riprende una pista molto sconnessa, percorribile in fuoristrada. A poche decine di metri, affacciato sulla Codula Orbisi, c'è il bellissimo insediamento pastorale di Cuile Sedda Arbaccas, ancora utilizzato. Una visita è veramente consigliabile.
Ora non ci resta che percorrere verso destra lo sterrato appena trovato: in meno di un'ora si raggiunge Cuile Campos Bargios, e lì si recupera l'auto.
Il percorso è veramente bello e interessante e richiede circa 6 ore di percorrenza. Il sentiero è segnalato, ma si raccomanda molta attenzione perchè perdendo i segnali si potrebbero avere problemi di orientamento.