Intervista a Murena (Vincenzo Tupponi)

 

 

 

Murena, al secolo Vincenzo Tupponi, è di Oliena e ha 68 anni. E' conosciutissimo nell'ambiente del Supramonte e del Gennargentu perchè é stato la prima guida escursionistica della Sardegna, un vero pioniere in un periodo, quello dei primi anni '70, in cui il trekking non era diffuso come oggi, e in Supramonte andavano gli appassionati della penisola.

 

 

 

 

 

D. Murena, sei stato la prima guida escursionistica della Sardegna, in anni che il trekking era roba da pochi stravaganti. Racconta gli inizi.

Nel 1979 sono stato contattato per guidare un trekking del WWF nazionale e abbiamo fatto questo primo itinerario mare-montagna, da Lanaitho a Cala Luna passando per Tiscali, Gorropu, Campu Donanigoro,  compiuto in una settimana. Si dormiva in tenda, si camminava zaino in spalla, con gruppi in media di 14/15 persone. In seguito abbiamo fatto una associazione a Roma, Cooperativa la Montagna, e abbiamo lavorato a quell’itinerario per 5/6 anni, poi sono entrato ad Avventure nel Mondo, nel 2003.


 Murena davanti alla dolina di Su Sercone (Orgosolo)

Poi abbiamo cominciato con un altro itinerario nel Gennargentu, più duro: si cominciava a Ulassai, in Ogliastra, dalla grotta di Su Marmuri, si andava a Gairo Taquisara e da qui a Niàla, poi Montarbu di Seui, Perda Liana, da li transfert a Nuraghe Ruinas di Arzana, il più alto della Sardegna con i suoi 1500 metri, poi da lì le cime del Gennargentu, Correboi, e da qui il territorio di Orgosolo.

D. Itinerari bellissimi. Dunque non solo il territorio di Oliena?

No, ho sempre lavorato a Baunei, sul Gennargentu, e nel Supramonte di Orgosolo. Questo trekking della Barbagia è stato fatto per 7/8 anni. Insomma, era cominciato per il WWF e poi è continuato con Avventure nel Mondo. Era il mio lavoro, mi guadagnavo da vivere facendo la guida. Erano percorsi duri, 7/8 ore a tappa.

D. Infatti da conoscitore pensavo proprio questo, erano trekking impegnativi di più giorni, in zone impervie.

Dal 1979 al 2003 ho alternato il trekking in montagna con l’accompagnamento in minibus: guida escursionistica e turistica.

D. In quegli anni sono usciti diversi libri e riviste dove si parlava di te…

Si, in quel periodo ho fatto trekking per la rivista Caravan Camping, con una quindicina di giornalisti al seguito, poi ho accompagnato Stefano Ardito che lavorava a dei manuali sul trekking in Sardegna. Ho cominciato anche con la speleologia, sia con il gruppo di Oliena sia collaborando con il Gruppo Grotte Nuorese. In quel periodo ho partecipato alla scoperta di Lillipoot a Su Palu, in Codula di Luna: eravamo una decina di speleo veramente tosti!

Poi dal 1987 al 1996 gestivo il rifugio di Lanaitho, a Sa Oche, e facevo escursioni giornaliere per conto dell’Hotel Su Gologone.

D. In quel periodo il trekking si faceva quasi solo nella penisola, qui era una cosa da pochissimi.

Infatti, i clienti erano gente seria, medici, professionisti, e noi eravamo quasi come degli “straccioni”.

D. Non potevi immaginare che in pochissimi anni il trekking avrebbe preso piede fino ad arrivare  a portare 500 persone dentro la Gola di Gorropu.

Mai l’avrei detto che avrebbe raggiunto quel successo. Poi per quell’eccesso dei 500 turisti, le guide avevano fatto una pubblica denuncia di questa situazione. Ma come si fa? Per la sicurezza, ogni circa 15 persone ci  vuole una guida ad accudirle e sorvegliarle. Si tratta di badare alla sicurezza, all’ambiente che deve essere preservato, non si possono solo riempire le tasche di soldi, l’ambiente è una risorsa da proteggere perché ti dà lavoro. Sono contento che qualche giorno fa c’erano un centinaio di persone per ripulire il Monte Corrasi, è segno che la gente ha capito l’importanza dell’ambiente.

E poi ci vuole preparazione, conoscere il territorio, e ci vuole anche professionalità: noi portavamo la gente in escursione dopo averla assicurata per gli infortuni, le leggi erano severe anche allora, non solo adesso.


                                       Veduta della valle di Lanaitho (Oliena)

 
 

D. Come sono le guide di oggi secondo te?

Hanno una buona preparazione, sia teorica che di conoscenza del territorio. E a loro bisogna rivolgersi, a delle vere guide e non a dei semplici autisti, perché una buona guida deve essere in grado di spiegare  e raccontare il territorio. Io ero riconosciuto anche dalle istituzioni, dappertutto se si cercava una guida in montagna, dicevano di chiamare Murena.

D. Ora colgo l’occasione e te lo chiedo: questo nome di battaglia ti è stato affibbiato e te lo sei dovuto tenere, o ti piace?

Mi piace molto, anche io mi presento come Murena, non certo come Vincenzo Tupponi.

D. Nel periodo di massima attività avrai conosciuto gente di tutto il mondo?

Certo, ho avuto il piacere di accompagnare Reinhold Messner, quando ha fatto con Canale 5 un documentario sui canyons. Poi l’accompagnamento a Stefano Ardito, come già detto. Ho fatto assistenza durante la lavorazione del film King Arthur con Richard Gere, girato a Lanaitho nella grotta di Sa Oche, e a Urzulei; e anche durante le riprese del film Disamistade di Gianfranco Cabiddu. E poi, collaborazioni con Sereno Variabile a Lanaitho tre anni fa, e anche Linea Verde.

D. Insomma, grandissime soddisfazioni.

Certo, grandi soddisfazioni personali, e poi mi guadagnavo da vivere facendo cose che mi piacciono, credo di essere fortunato rispetto a chi non è contento del lavoro che fa.

D. Quando hai cominciato non c’erano le informazioni che ci sono adesso, si sapeva poco. Come ti organizzavi?

Facevo prima un certo studio sulle carte topografiche, e poi contavo sulla ricognizione che facevo prima del trekking, e parlavo con i locali. La prima volta che preparavo il percorso tra Cala Sisine e Cala Luna mi avevano accompagnato per il primo tratto, poi si erano fermati perché non conoscevano la prosecuzione, e allora avevo continuato da solo nella parte rimanente del percorso. Avevo proseguito facendomi strada nella vegetazione, ed ero salito in cresta per vedere il territorio dall’alto e vedere dove passare. Parlo del sentiero classico tra Cala Sisine e Cala Luna, dove si perdevano in molti, e si perdono anche ora.

Poi lungo i percorsi cercavo l’acqua vicino agli ovili, perché chi stava nell’ovile doveva pur bere, e l’acqua doveva averla vicino. Tra Cala Sisine e Cala Luna l’acqua si trova in due punti, vicino a Cuile Ghirove Longu, e vicino ai Cuiles di Punta Onamarra, io mi ero fatto istruire da pastori e cacciatori, e così i miei clienti potevano potevano viaggiare con lo zaino più leggero, senza portare molta acqua.


 Murena a Campu Donanigoro (Orgosolo-Dorgali).

D. La funzione delle guide escursioniste è fondamentale…

Ho sempre detto che è preferibile, che chi non è esperto del territorio paghi qualcosa e si faccia accompagnare, piuttosto che doverlo poi cercare per due giorni sulle montagne. Ora c’è il Soccorso Alpino, ma prima non esisteva, si interessavano i Carabinieri, sai quante volte sono venuti a prelevarmi, anche la sera tardi e la notte, perché c’era da cercare dei dispersi? Non c’era sabato e domenica che non dovessi uscire con loro per cercare qualcuno. Mi è capitato di denunciare una nota Associazione nazionale per avere perso tre persone durante una escursione. Ma come si fa a uscire in 150? Gruppi del genere non si possono controllare, si corrono gravi rischi.

D. Lo chiedo sempre: chissà quanti ricordi, di belle esperienze, di amici…

Tutto molto bello, stavi fuori una settimana, tanti amici conosciuti, e la stanchezza non ti pesava, facevi vita all’aria aperta, in bella compagnia. Mi sentivo più fortunato rispetto a questi che accompagnavo, magari guadagnavano molto  ma vivevano male.

Ho molti bei ricordi, a volte dovevamo arrangiarci anche per usare tutti le stesse cose, e qualche volta riuscivo a procurare un maialetto dal pastore per arrostirlo tutti insieme.

D. Un aneddoto curioso?

Una volta eravamo in relax a Nuraghe Mereu, e abbiamo visto più giù un gruppo di poliziotti armati, certamente cercavano qualcuno o sorvegliavano il posto. Gli abbiamo gridato: ma voi chi siete? E loro col dito davanti alla bocca ci hanno intimato di fare silenzio, evidentemente stavamo segnalando la loro presenza. Era la pattuglia del mitico maresciallo Serra. Poi ci hanno avvicinato e hanno chiesto cosa facevamo lì, io avevo risposto che stavo facendo il mio lavoro. Allora ci hanno detto che ci vedevano spesso da quelle parti, ma devo dire che io quasi mai mi ero accorto di loro.

D. E adesso cosa fai Murena?

Non posso più fare delle cose difficili, la salute non è più la stessa. Però ogni tanto una passeggiata facile me la concedo, stare in montagna è sempre bello.