Trekking sulla montagna di Lula: il monte Albo, a cura di Franco Delogu

29.11.2012 17:16

 

Questa che viene presentata è una escursione molto interessante sotto i punti di vista sia paesaggistico che naturalistico, in una zona che rimane ingiustamente tagliata fuori, quasi nascosta rispetto alla celebrità e ai grandi numeri del più frequentato Supramonte. Dura circa 6/7 ore con impegnativi saliscendi, ma con vasti paesaggi e scorci di rara bellezza. La sentieristica è interamente riportata sull' IGM 1:25.000, F.482 sezione II Irgoli.

AVVICINAMENTO: Dall'abitato di Lula si prende la strada che si dirige verso la cantoniera di S. Anna. Dopo 5200 metri si svolta a destra in una strada con l'inizio in salita, asfaltata per i primi metri. Dopo 2 chilometri si arriva ad uno spiazzo con dei cartelli escursionistici in legno, e li' si può parcheggiare.

PERCORSO: Dal parcheggio ci si avvia lungo una mulattiera in salita che si dirige a E verso la evidente sella di Janna 'e Nurai. Il percorso è in forte pendenza, immerso nella fitta vegetazione, e con un dislivello in salita di circa 200 metri ci porta ad una piccola sella, chiusa da una recinzione per impedire al bestiame di disperdersi. Il paesaggio si apre, siamo in una grande radura e la vista spazia sull'abitato di Lula e su una vasta porzione di territorio circostante. In direzioni opposte ci sono le due cime gemelle che sovrastano l'abitato di Lula: Punta Catirina e Punta Turuddò, entrambe alte 1127 metri slm. Qualche metro oltre la recinzione, sulla destra, parte un sentierino che si dirige verso delle evidenti pareti: dopo circa 150 metri si scende costeggiando queste pareti fino ad arrivare all'enorme imboccatura della Tumba de Nurai, voragine carsica che sprofonda nel terreno per oltre 100 metri. La tradizione, smentita dalle esplorazioni, racconta che in questo pozzo venissero precipitati, fra risa feroci, i vecchi del paese che avessero perso l'efficienza fisica e psichica.

Sa Tumba 'e Nurai è una grande voragine con genesi ad erosione inversa, come testimoniato dagli sfasciumi di massi sul fondo, residuo di crollo della volta.
L'ampio imbuto iniziale, in superficie, conduce all'imbocco, di forma ellissoidale, largo circa 6 x 10 metri, dove un grande leccio può fornire l'ancoraggio per la corda di discesa. Da questo punto il fondo dista 105 metri.
La discesa all'inizio è appoggiata, per qualche metro, poi la voragine si allarga e la corda non tocca più le pareti del pozzo. Questo si mantiene a larghezza costante per oltre la metà della discesa, poi si restringe per qualche metro e quindi si allarga a campana fino al fondo, che ha una dimensione di circa 10 x 15 metri. Giunti sul fondo, un grande finestrone si affaccia su un pozzo parallelo, profondo una decina di metri. Verso l'alto si apre un grande camino di cui non si intravede la fine.

Ritornati alla selletta si riprende la direzione originale verso E, arrivando subito a Janna 'e Nurai. La mulattiera ritorna nel bosco, a Sas Patatas, e dopo circa 200 metri arriva ad un bivio segnalato con caratteristici cartelli in legno: a destra si va verso Chilivros e Punta Mandra Brujata: svoltiamo a sinistra, in discesa, fino a immetterci in una valle che prosegue, con forte pendenza e un paio di tornanti, in direzione E.
In corrispondenza di un segnale di legno e di evidenti segnali di vernice, a sinistra si stacca una pista che porta, dopo duecento metri di forte salita, all'imboccatura della grotta di Sos Homines Agrestes, posta ai piedi di una parete di roccia.
La grotta è un grande cavernone a sezione triangolare, con base e altezza intorno agli otto metri, e con una lunghezza di circa 35. Sulla parete in fondo, dopo aver arrampicato con precauzione per 5/6 metri, si accede ad un cunicolo di circa 40 metri, riccamente concrezionato con stalattiti e formazioni colonnari. Questo cunicolo termina con fessure impraticabili e con un foro che emette un getto d'aria. Si dice che, in giornate di tramontana, da questo foro esca un forte rumore di macina da mulino.
Una volta ridiscesi si prosegue sulla mulattiera, e dopo circa 1 chilometro di saliscendi, superato un bivio a sinistra che porta nei pressi di Punta Catirina, un segnale ci avverte di svoltare a sinistra per l'insediamento pastorale di Sa Costera. La caratteristica importante di questo posto, in un'areale assolutamente privo di acque superficiali, è una bellissima cisterna, scavata nella roccia e munita di copertura, che raccoglie l'acqua di qualche piccola vena e la conserva fresca e pulita. Una finestrella di legno si apre sulla cisterna, e un secchio legato ad una corda permette di attingere l'acqua. Là davanti si trova un abbeveratoio per il bestiame, e poco distante la capanna del pastore.
Tornati sulla mulattiera, che diventa sempre più larga e comoda, si continua verso NE per un paio di chilometri, immersi in una lussureggiante lecceta. Di li' a poco, da destra, si innesta un ampio sterrato proveniente dalle zone di Monte Pizzinnu e Janna Petrosa, alle pendici del versante E del massiccio, lungo la SS 131 bis Nuoro Siniscola. Siamo ad Altudè, un grande altopiano ricoperto dalla lecceta e interessato da recenti interventi di riforestazione. La mulattiera si è trasformata in un comodo e ampio sterrato, che si percorre sempre in piano fino ad un incrocio con un'altra rotabile che si dirige a sinistra, a poca distanza dalla strada che arriva da Monte Pizzinnu. Un centinaio di metri dopo questo bivio ne segue un altro, sempre a sinistra, con una pista meno evidente.
Si imbocca questa deviazione a sinistra e dopo meno di un chilometro arriviamo al "pinnettu" Juanne Moro, una capanna di singolare bellezza e in ottimo stato di conservazione, compresa la copertura di frasche in perfetta efficienza.
Dopo una sosta ristoratrice si riprende la marcia: dietro il "pinnettu" una mulattiera in salita, nuovamente stretta e sconnessa, talvolta invasa da abbondante vegetazione, comincia a risalire verso i costoni calcarei di Sas Puntas. Un tornante dopo l'altro si guadagna quota verso le creste che guardano a NO, nuovamente verso Lula. Si sale per 300 metri di quota e, uscendo dal bosco fitto, ci si può voltare indietro e ammirare la vista verso i Piani di Altudè e, in lontananza, verso Monte Senes e la Baronia.
Passo dopo passo si arriva ad un pianoro sotto le creste: ancora più su, davanti a noi, una spianata addossata alle pareti che danno verso la vallata e verso Lula. Si comincia a intravvedere, a Sae Mussinu, la cima del "pinnettu" proprio sul bordo della ripidissima discesa verso il fondovalle.
Raggiunta la capanna, sull'altopiano ormai brullo e degradato, ci troviamo di fronte un enorme fenditura nella parete calcarea, che da nel vuoto, e istintivamente ci si aspetta che sia la porta verso la vallata sottostante; ma basta una occhiata per rendersi conto dell'assoluta verticalità del paesaggio, che non consente nessuna discesa. Bisogna spostarsi verso sinistra di qualche decina di metri, vicino al rudere di un vecchio ovile, per trovare il varco che si tuffa in una spettacolare discesa attraverso una delle scale più aeree e vertiginose delle nostre montagne. Sembra impossibile, davanti ad un paesaggio cosi' verticale, che si sia potuto ricavare un passaggio fino alla vallata.
La discesa, di 300 metri di dislivello, avviene serpeggiando con strettissimi tornantini, in uno scenario mozzafiato. Dopo poco il carsismo nudo cede il passo alla macchia mediterranea, e il pendio si addolcisce un po' restando tuttavia molto scosceso. In meno di un'ora si scende fino alla strada asfaltata Lula - Sant'Anna, in prossimità della sorgente Funtana de Usurtia, non accessibile perchè chiusa all'interno di una proprietà privata.
A questo punto si segue l'asfalto per circa 1 chilometro in direzione di Lula fino a intercettare lo sterrato che ci aveva condotto al parcheggio: seguendolo per 2 chilometri si arriva alle auto.