La Codula di Luna da Teletotes al mare, di Franco Delogu.

02.12.2015 22:26

Questo è un percorso che consiglio  senz’altro a tutti, per la bellezza dello scenario: la codula di Luna, con le sue alte pareti e il suo aspetto solitario e selvaggio, è un percorso che è capace di dare emozioni. Sebbene sia fattibile percorrere il tratto Teletotes-Cala Luna  e ritorno in giornata, con carico leggero, il bivacco a Cala Luna, o nell’immediato entroterra o nei grottoni sul mare, davanti al fuoco e alla cena, è di una suggestione unica, ed è consigliabile.

Ovviamente è possibile fare un percorso di andata e ritorno, il giorno dopo, per chi vuole variare invece si può scendere dai cuiles di Buchi Arta percorrendo una delle scale che partono da li, e il giorno dopo risalire la Codula fino a Teletotes. O anche il contrario, comunque bisogna studiare il dislocamento delle macchine necessarie al rientro.

La nostra escursione parte dalla zona di Teletotes, a Urzulei. Dopo aver lasciata una macchina a Buchi Arta, percorriamo la ss 125 verso Baunei, poi al km 172 svoltiamo a sinistra per una stradina asfaltata che si dirige verso la piramide di monte Oseli,  e dopo una dozzina di chilometri di discesa siamo a fine strada, sulle rive della Codula di Luna. Qui ha inizio l’escursione a piedi.

Guadato il rio Codula di Luna sul ponte di legno, si comincia su sentiero facile e veloce. Dopo pochi minuti spariscono le acque del torrente, che si infilano in diverse fessure e inghiottitoi. Sulla sinistra, in corrispondenza delle codula affluente di Bacu su Palu, appare il rudere della capanna di Salvatore Murroccu, eremita del posto negli anni settanta e ottanta. Nei dintorni, sulla riva destra e rialzato di qualche metro, l’ingresso della grotta di Su Palu, vero gigante delle grotte sarde con gli oltre 40 chilometri di sviluppo esplorati fino ad ora.

Il sentiero è ben tracciato e veloce per circa un paio d’ore, corrispondenti a 5/6 chilometri di percorso. La valle è ancora abbastanza chiusa e moderatamente approfondita, il sentiero è quasi continuo, ci sono delle brevi interruzioni ma poi il sentiero riprende, si cammina in ombra nella fitta vegetazione. Bisogna prestare attenzione, nelle interruzioni del sentiero, a segnali di pietra che indicano dei provvisori cambi di sponda. Mentre la riva destra presenta pareti verticali che si fanno sempre più vicine, sulla riva sinistra arrivano delle valli  affluenti percorribili dagli escursionisti: Rio Su Gardu Pintu, nella cui parte superiore si trova la bellissima grotta di Su Crapargiu, e più avanti Bacu Sarachinu, proveniente da Monte Tilimba e Punta Venadores.

Ancora un paio di chilometri in ambiente imponente e selvaggio, e il sentiero sparisce: siamo nella zona di Punta Pigas, e poco più avanti di Arcada s’Ozzastru. Da questo punto si procede cercando i passaggi migliori tra i grandi macigni del canyon, e il percorso comincia a farsi faticoso.

Subito dopo il grande canyon di Bacu Tattis, che sbocca imponente sulla riva destra, si intravede, sottoroccia, l’ingresso della grotta di Carcaragone: basso e di forma allungata, dà accesso ad un importante inghiottitoio della codula, che funziona da cavità assorbente durante le piene, e alimenta il collettore sotterraneo della Codula di Luna, le cui acque fuoriescono poche decine di metri al largo di Cala Luna originando delle sorgenti sottomarine.

Si prosegue e circa un chilometro avanti, in zona Pedra Mòlina, si arriva ad una evidente strettoia del canyon delimitata da due pinnacoli di roccia alti entrambi circa 150 metri: poco prima, sulla riva destra, sbocca una codula imboccando la quale un sentiero sale verso Dispensa Tavara, vecchio insediamento di carbonai, e Cuile Biddunie, altra meta escursionistica. Quasi alla stessa altezza, ma da sinistra, arriva la Scala ‘e s’Ainu, o Scala ‘e su Molente, molto ripida,  proveniente da cuile Buchi Arta, dove abbiamo dislocato una macchina per il rientro.

Superiamo la strettoia e avanziamo tra i massi levigati della Codula, nel bianco abbagliante del calcare. Il paesaggio è imponente e grandioso, ormai il canyon è aperto, enorme, delimitato da muraglie altissime di roccia. Qui comincia una serie di gigantesche anse del fiume: sono cinque, e alla metà della terza, la più ampia, in un gigantesco crepaccio che interrompe la parete sinistra, comincia Scala ‘e S’Arga, un sentiero che sale ripido, anche questo,  verso gli ovili di Buchi Arta.

La stanchezza ora si fa sentire, dovuta anche allo zaino pesante per le scorte d’acqua e il materiale da bivacco. Ma dopo poco più di un chilometro si comincia ad avvertire il motore del generatore del punto di ristoro di Cala Luna: finalmente ci si disseta e ci riposa un po’ prima di preparare la cena e il campo per la notte.

 

 

La notte dentro il primo grottone costiero, il più grande e asciutto, è suggestiva, è tempo di chiacchiere davanti al fuoco, in compagnia dell’arrosto e di un buon bicchiere di vino. Poi diventerà difficile chiudere occhio, tra il rumore della risacca e gli stridi dei rondoni, svegliati dal fumo e dalle nostre voci. Ma la notte in questo posto è di una suggestione unica, e l’indomani mattina, lo spettacolo dell’alba sul mare è indimenticabile.

L’indomani mattina si rientra: si percorre a ritroso la codula, si raggiunge la grande  curva del fiume, e ci si incunea su per la Scala ‘e S’Arga. Sa salita è lunga e faticosa, il sentiero ripido, dopo qualche tornante, confluisce in una pista per fuoristrada, molto disastrata da recenti nubifragi. Si prosegue in una salita ora più dolce, fino a intercettare uno sterrato più largo: seguendolo verso sinistra, dopo poche centinaia di metri si arriva a Cuile Buchi Arta dove avevamo lasciato una macchina. Con questa torneremo a Teletotes a riprendere l’altra con la quale eravamo arrivati, e l’escursione si potrà dire terminata. Come già detto: un percorso classico ma poco conosciuto. Fatelo perché ne vale veramente la pena.

Tempi: quattro ore- quattro ore e mezza per il tratto Teletotes-Cala Luna (soste escluse), un’ora e mezza-due ore per il tratto Cala Luna-cuile Buchi Arta.

Difficolta: tecnicamente nessuna, piuttosto occorre una sufficiente forma fisica.

Franco Delogu.