Immersione speleosubacquea a "Sa Rutta 'e s'Edera" (Urzulei), di Luciano Valnei.

07.12.2017 16:29

Tratto da: Speleo Club Nuoro, 25 anni nelle grotte della Sardegna, 2016

 

Il 10 settembre 2004 lo Speleo Club Nuoro è impegnato a S’Edera per l’esplorazione speleosubacquea organizzata dalla Federazione Speleologica Sarda. Giovanni Sechi dovrà immergersi, come sherpa e di supporto ci sono Luciano Valnei, Pierpaolo Murgia, Marco Buffa e Wanagi Valnei.

Dalla relazione di Ciano:…

“Obiettivo: esplorazione subacquea del sifone a valle della frana terminale e rilievo della via aerea post-sifone per circa 180 mt.

Sono le 5 del pomeriggio, siamo tutti in sede e siamo in cinque (strana combinazione!!); io e il mio “piccolo” che poi si è dimostrato “grande”, Giovanni, il nostro speleosub, Pierpaolo, il suo “socio” e Marco che completa il trio geometri.

La situazione è questa, che è anche la peggiore: superare la “frana terminale” poi giustamente soprannominata “l’interminabile frana”. Sapevamo che per superarla ci sarebbero volute circa 4 ore, considerando il suo sviluppo (poco più di 400 m), con una progressione di 100 m ogni ora, quindi molto lenta.


Foto: Sardegna Digital Library.

Per arrivare all’ “interminabile” dovevamo percorrere almeno un paio di km., non proprio agevoli!! La preparazione dei sacchi, ci porta via un bel po’ di tempo e comunque ce la prendiamo comoda, mangiamo qualcosa e nel frattempo arriva Vittorio che dimostra una carica vitale non indifferente, Un ottimo compagno d’uscita.

Sono circa le 22:00 di venerdì quando entriamo, lasciamo fuori Vittorio che presto si unisce al gruppo. La progressione va al meglio, arriviamo verso le 02:00 del sabato mattina all’inizio della fatidica “interminabile frana”, è qui che le difficoltà aumentano, è un continuo fare “passamano” per portare i sacchi, in posti veramente angusti, conquistiamo a fatica ogni centimetro.

Passano le ore e siamo solo ad un terzo dalla fine, sembra non finisca mai e siamo tutti un po’ provati. Anche “l’interminabile” dovrà finire!!. Alle 04:00 percorriamo ancora l’ultima parte della frana e troviamo finalmente un ambiente grande, tiriamo un sospiro di sollievo, un sollievo smorzato dal pensiero di doverlo riattraversare al ritorno, ma svanisce compensandoci con una meravigliosa galleria sub-aerea inizialmente tortuosa ma regolare. Non tardiamo ad immergerci sino all’inguine con temperature credo sugli otto gradi, insomma fredda, alternando piccole spiaggie di sabbia, tratti granitici e ciottoli di fiume, esattamente come il possibile fiume che scorre al di sopra dello strato di calcare, spesso due o trecento metri, sopra le nostre teste.

Si continua ad avanzare e senza accorgercene arriviamo al sifone, sono le 05:00 passate.

Prepariamo il campo, siamo sfiniti dopo circa sette ore di cammino e per di più siamo pure bagnati. Il freddo inizia a farsi sentire, velocemente ci cambiamo , prepariamo i nostri sacchi a pelo e i teli termici. Siamo a venti metri dal sifone, in una bella spiaggetta di sabbia affianco al fiume che gorgheggerà incessantemente per tutta la durata della nostra permanenza. Il primo pensiero è qualcosa di caldo, è già sul gas un pentolino d’acqua, nel frattempo ci mangiamo un bel Mars, quando l’acqua è bella calda ci rendiamo conto che abbiamo sbagliato qualcosa; infatti il risotto va messo in acqua fredda ovvero prima di riscaldarla, perciò… si cambia l’acqua!!     


Foto Stefano Schintu

Iniziano a spegnersi le luci dei caschi elettrici, si,…perché ormai i sistemi multi-led saranno il nostro futuro, … non ancora per me!!! …., abbiamo molto carburo in sede… lo amo… devo però considerare che per un ambiente come l’interminabile frana, angusto e ruvido, è sicuramente più agevole e tutto sommato più leggero. Inoltre, non ha bisogno della bombola e del tubo che spesso

si agganciano qua e là, non ti devi portare ne il carburo di riserva e ne quello esausto, insomma un bel po’ di rotture in meno!!!!!

Siamo rimasti in tre, Pierpaolo alla destra è già dentro il sacco a pelo e così Giovanni, poco più in là ci sono Marcello e Vittorio, li sentiamo russare.

Il riso è cotto, non tardiamo a finirlo. Marco, Wanagi e io siamo completamente concordi che quel piatto di riso era degno del nostro palato;

H. 6.00: è giunto il momento di dormire un po’; ci siamo ristorati, abbiamo indumenti asciutti indosso, chiacchiero ancora un po’ con Wana. Marco sembra già addormentato. Giovanni e Pierpaolo lo sono. Dieci minuti più tardi mi accorgo che il sacco a pelo che mi ha dato Giovanni prima di entrare, è ESTIVO. Il freddo mi impediva di dormire, non avevo idea di che ora fosse, poi mi sono perso nel buio antico….come direbbe Andrea Gobetti.

Verso le 9:30, vedo il risveglio di Marcello e di Giovanni, segue la lunga vestizione con temperature rasenti gli 8° C, mi offro volontario, ma nessuno accenna una risposta. Nel momento in cui Giovanni si alza, io e Pierpaolo usufruiamo immediatamente del suo sacco a pelo. Ero deciso ad addormentarmi, ma il freddo ha prevalso e ha contribuito a tenermi sveglio sino all’immersione. Li ho seguiti anche se solo con il pensiero per un po’, dopo un paio di ore si vedono le luci tornare in superficie, penso a qualche problema, dal momento che si era detto “tempo previsto post sifone circa quattro ore”, … non c’è nulla di cui preoccuparsi, il problema, di tipo tecnico, molto fastidioso, e pericoloso, se ricordo bene riguardava una perdita d’aria (dal primo stadio),..Il terzo sifone è stato superato da Marcello ma non da Giovanni.


Foto: Sardegna Digital Library

Oltre il terzo sifone, la galleria è caratterizzata da grandi ambienti, continua e va ben oltre, c’è ancora molto da esplorare nelle vie aeree fra un sifone e l’altro. Si aggiungono così altre centinaia di metri a quanto conosciuto con la promessa chilometrica.

All’uscita di Marcello e Giovanni, raggiungono anche Roberto Loru e Antonio. Dopo aver riferito le novità post-sifone, Marcello propone di ripartire, visto il freddo che oramai è sempre più pungente. Ci si prepara al rientro, viene e in mente “l’interminabile”. Rifacciamo i trecento metri di fiume,poco prima della frana incontriamo un gruppo di appoggio,… piccola pausa e poi ci si infila nell’interminabile. Questa volta farla a ritroso è stata meno dura e più veloce, forse perché l’abbiamo affrontata come primo impatto; ho trovato invece più duro tutto il resto del rientro, più volte mi sono sentito “valigia stanca” non c’è la facevo più,…. non finiva mai.

Ad ogni armo il pensiero va Su Palu,... quella corda che si spezza, dopo il passaggio di più persone e il veronese che vola giù per una quindicina di metri, un volo in acqua, … per fortuna!!! Ritornando a noi, armi arrugginiti, infidi, sotto questo e quell’altro armo la corda è ovalizzata, sporca, bagnata…..un cordino da 8 completa il quadro…… siamo quasi fuori, non vedo l’ora!!.

Wana è stato grande, si è dimostrato un ottimo “portatore sano”, ha portato il mio sacco “pesantino” per molti tratti e pozzi, mi è stato di grande aiuto, …grazie.

Siamo finalmente fuori, è buio, sono passate 24 ore dall’ingresso e abbiamo raggiunto un altro obiettivo. L’euforia è tanta e visto che l’appetito non manca, accompagniamo il mangiare con il “cannonau” e si pensa a quando tornare…..”

Luciano “Ciano” Valnei - Speleo Club Nuoro