Intervista a Giovanni Meloni

 
 









 

 

 

Giovanni Meloni ha 46 anni, è nuorese e ha cominciato da giovane ad appassionarsi alla mountain bike e all’escursionismo, dopo essersi avvicinato alla montagna con un corso di orientamento e cartografia del GEA di Nuoro.

Fa attività con un gruppo di amici, fuori dai gruppi organizzati specifici per la bicicletta.

È un profondo conoscitore delle montagne del nuorese, dei Supramonti e di molte altre zone fuori dalla zona di Nuoro, che percorre sia in bicicletta sia a piedi. 

 
 
 
 

D. Come hai cominciato e con che spirito frequenti la montagna?

Ho sempre avuto, da giovane, la passione per la montagna e la bicicletta, e dunque ho unito le due cose per poter visitare dei luoghi già conosciuti o trovare dei percorsi nuovi, trovare dei collegamenti, e questo significa conoscere il territorio. Trovare dei sentieri e sterrati percorribili, che non ti costringano a portare la bici in spalla per troppi chilometri. A volte questo è inevitabile, ma è anche divertente e ti consente di trovare delle situazioni diverse: come quando cammini a piedi, ti sposti di pochi metri dal sentiero e trovi degli angoli diversi, con scorci e paesaggi che prima non vedevi. E dunque riusciamo a coniugare insieme bicicletta ed escursioni, siamo un gruppo di 6 o7 amici, a volte di più, facciamo uscite di 4/5 ore, e percorriamo mediamente 40/50 chilometri alla volta con dislivelli anche di 1400 o 1500 metri, che fatti su sterrati e sentieri sono  impegnativi. Ho ripreso delle vecchie escursioni che avevamo fatto con te e Silvano ai tempi del Gea, e in più ho cercato dei sentieri nuovi.


     Nei pressi di Orgosolo. Foto: Michele Piras

Devo anche dire che questo input per amare la natura e la montagna mi è venuto proprio da te e Silvano (Nota: Franco Delogu e Silvano Contu, del GEA di Nuoro), e vi sono grato per questo. E’ importante ricevere delle basi da qualcuno, poi la passione si sviluppa e si continua ad amare l’attività all’aperto. Il fatto di avere delle persone con le quali fare le prime esperienze è importante per andare in montagna in piena sicurezza. Prima di allora ero andato a Tiscali, la prima volta non ci ero arrivato, la seconda si, correndo rischi di perdermi e di farmi male. Poi è arrivata l’esperienza del GEA, ho imparato a leggere le carte topografiche e le regole di orientamento, e da lì è stato tutto più facile. Puoi anche perderti, ma anche in quel caso se hai una preparazione mantieni il sangue freddo, non commetti errori, non ti lasci prendere dal panico e sicuramente riesci a tirarti fuori. E poi oggi perdersi è più difficile, molti percorsi sono ben segnati e c’è molta più gente in montagna, non si rimane isolati come prima.

D. Il bello della montagna è anche quello di cercare le novità.

Si, cercare le novità, ma anche staccare la spina, passare una mezza giornata o una giornata intera senza pensieri per la testa, per liberarti dai pensieri e dai problemi.

D. Quali sono le zone che frequentate di più?

Tepilora, Usinavà e Crastazza, nella zona di Bitti, Torpè e Lodè, in Goceano, sul Gennargentu e poi ancora sui Supramonti, a Baunei, Orgosolo, Dorgali e Oliena.


    Pedalando sul Supramonte

D.  Dunque non solo zone classiche di interesse escursionistico, ma anche zone belle e meno frequentate…

Si, le zone del Goceano e del Parco (o futuro parco) di Crastazza-Tepilora sono fuori dai percorsi più conosciuti, ma sono zone dove hanno investito, ci sono stati dei finanziamenti e presto verrà lanciato lo sviluppo e saranno sicuramente più frequentate. E poi ancora i Tacchi dell’Ogliastra, Alghero, Cala Sisine, Montalbo, Monte Senes di Irgoli, e altre ancora.

D. Avete mai pensato di promuovere e reclamizzare quello che fate con la pubblicazione di articoli divulgativi e di notiziari?

Di molte nostre uscite esistono già delle schede tecniche con descrizione degli itinerari, sarebbe bello studiare la divulgazione assieme al Club Quarantesimo Parallelo, sarebbe una cosa bella e positiva, perché personalmente se faccio un’uscita, mi piacerebbe renderla fruibile anche ad altri appassionati.

D. Personalmente sono sempre stato del parere che gli scarponi e la bicicletta possono andare a braccetto, conosco molti appassionati che praticano l’escursionismo e la mountain bike con uguale soddisfazione.

A volte, cercando dei sentieri nuovi, si fanno delle grandi faticate per cercare, vedere, tornare indietro, cercando di passare dove a volte non si passa: la bicicletta permette di risparmiare molto sui tempi perché permette di muoversi più velocemente, facendo più strada negli stessi tempi. Se in bici riesci a fare 40 chilometri in una mattina, fai dei percorsi che a piedi richiederebbero due giorni, e l’esplorazione è più efficace. Capita di collegare due o tre percorsi di escursionismo, in bicicletta riesci a percorrerli e collegarli tra loro in una sola giornata o in una mattina. Questo permette anche di avere una bella visione d’insieme del territorio. Rispetto all’escursionismo devi tenere presente che stai usando un mezzo meccanico, e dunque soprattutto in posti impervi come i Supramonti devi sempre mettere in conto un guasto o una caduta…

D. Del resto si può cadere anche durante un’escursione a piedi!

Certo, l’incidente è possibile anche a piedi, ma l’essere legati ad un mezzo meccanico su quelle pietraie implica più attenzione, ed è anche vero che certi passaggi delicati non si fanno in sella,  è più sicuro scendere e portare la bici in spalla, o spingere, e vai dove vuoi, relativamente in sicurezza. E’ un discorso un po’ diverso, ma sostanzialmente una cosa è legata all’altra.

D. Avete dei problemi di orientamento quando pedalate in montagna?

Il trekking ti permette di camminare con calma guardando bene i riferimenti presenti nel paesaggio, e raramente mi è capitato di usare un GPS, se non in caso di nebbia o di crisi. In bicicletta vai a velocità diverse, e rischi di perdere un sentiero, un incrocio, e di dover tornare indietro, dunque è più frequente usare il GPS. Di contro nel trekking vai più piano, e questo ti permette di guardare ciò che hai intorno e di goderti più l’escursione. In bicicletta riesci a fare più strada ma godendo di meno del paesaggio, perché devi badare all’equilibrio e guardare dove passi, anche se ogni tanto trovi il tempo di fermarti e di fare fotografie e guardarti intorno.

D. Andare in bicicletta richiede un allenamento particolare o basta pedalare il più possibile per “fare la gamba”?

Non faccio allenamenti particolari, basta pedalare spesso, uscire almeno una volta la settimana, se non due, e la gamba si fa, non esiste che una persona con uno stato di salute normale non possa andare in montagna con la bicicletta, se gli piace. E’ un fatto di testa e di gambe, se lo vuoi fare lo fai, indipendentemente dall’età. E’ come camminare, si può fare fino alla tarda età, lo vediamo dai molti svizzeri e tedeschi che vengono in Sardegna a fare le vacanze in bicicletta: fanno 1000/1500 chilometri in una settimana, a qualsiasi età.

D. Fate anche uscite di più giorni con lo zaino in spalla?

Finora no, ma il mese prossimo faremo un giro del Gennargentu in due giorni, 80 chilometri con circa 2500 metri di dislivelli, portando con noi il minor peso possibile e cercando un punto d’appoggio  per la notte, per poter portare meno acqua possibile,  poter mangiare e cambiare i vestiti, e poi dormire con un tetto sopra la testa.


Escursione nel Supramonte di Oliena

D. Secondo te oggi la risorsa montagna è ben sfruttata o si può fare di più?

Bisognerebbe essere organizzati come in altri posti, ad esempio in Trentino: se si creano delle reti di rifugi, in modo che ogni cinquantina di chilometri si trovi da mangiare e dormire in rifugio, sarebbe un grosso passo avanti, già oggi senza strutture si viene in Sardegna per fare mountain bike. Bisogna sfruttare meglio questa potenziale risorsa, potrebbe fare bene alla nostra economia. Trovi il rifugio di Desulo chiuso e abbandonato, le strutture della Forestale a Montarbu di Seui ugualmente chiuse, chiuso anche a Usinavà… e poi Genna Croce a Urzulei e così via. Le varie amministrazioni comunali dovrebbero collaborare a tenere aperte queste strutture, perché portano benefici economici al territorio, consentendo anche di dare lavoro a guide locali e favorire le imprese  che forniscono attività ricettive e ristorazione.

D. Vi è mai capitato di trovarvi in gravi difficoltà?

No, di avere dei disagi si, a volte, legati a nebbia o alle condizioni del tempo, ma bisogna essere previdenti, mantenere la calma e usare la prudenza, e si riesce sempre a venirne fuori facilmente, se si perde la pista basta  ragionare e non si corrono rischi. Oppure si possono avere dei problemi meccanici, ma anche in quel caso, abbiamo sempre qualcosa per le emergenze, non certo un’officina meccanica appresso, ma il minimo indispensabile per i guasti più comuni e per le forature.

D. Grazie Giovanni, contribuiamo a fare conoscere quanto può essere affascinante fare attività in montagna con la bicicletta.